Unione Italiana del Lavoro

Riflessioni e interrogativi

Il giorno 29 aprle 2016 a Merlengo si sono incontrati i delegati sindacali Uiltec del gruppo Benetton e Olimpias e il Segretario Territoriale di Tv e Bl.

A seguito di un ampia e approffondita analisi sulla situazione attuale, si è deciso di fare un pò di chiarezza e dare spazio alle riflessioni e interogativi e preoccupazioni che affliggono da tempo questo grande gruppo multinazionale.

Dopo la tripartizione del gruppo Benetton avvenuta alla fine del 2014 con la divisione societaria, si sta consolidando un ulteriore momento d’incertezza e preoccupazione e sono molti gli interrogativi che, a nostro avviso, è lecito porsi.

Sia in Olimpias che in Benetton dopo anni di utilizzo di ammortizzattori sociali si continua a respirare un clima di disorientamento tra i lavoratori e le riflessioni che si possono fare a riguardo sono le più disparate.

Partendo dalla questione degli esuberi, che in questo periodo interessano Olimpias in generale, ma soprattutto ufficialmente il Magazzino Materie Prime è evidente come i lavoratori stiano vivendo una situazione penosa di attesa e di timore.
Cè da precisare a tal proposito che in Benetton i dirigenti preposti si stanno prodigando a ricollocare il personale in esubero, dove ce lo spazio, quindi da 74 lavoratori che risultano in eccedenza sono rimasti in 43 da impiegare in una nuova posizione lavorativa all’interno dell’azienda.

Fermo restando comunque non si vede un intervento di rilancio con un piano industriale concreto e condiviso.

Le uniche notizie in merito sono quelle fornite dalle immancabili “voci di corridoio” che non fanno mai bene al morale. Ora nessuno pretende che le due aziende anticipino nulla di ciò che va annunciato a tempo debito, ma non sarebbe male se emettessero un comunicato per smentire quanto c’è di falso tra gli argomenti che circolano, giusto per rasserenare un poco gli animi.

Di maggiore serenità, in ogni caso, avrebbero bisogno tutti ed è quella che sta mancando.
Ciò che più contribuisce al malessere, infatti, è la sensazione che si stia navigando senza avere chiara una meta.

Purtroppo, però, sembra mancare proprio questo: un obiettivo a medio termine che sia chiaro a tutti. E’ uno stato d’incertezza che fa lavorare e vivere male.

Quella che rivolgiamo all’azienda non è una critica fine a se stessa. Si tratta piuttosto di un suggerimento che speriamo possa preludere ad un confronto costruttivo e proficuo.

UILTEC Treviso

Nota su situazione rinnovo ccnl Tessile

Rinnovo Ccnl Tessile e Abbigliamento. Anche loro in attesa di direttive di Confidustria? 
La trattativa si profila difficile, ma ci sono margini di dialogo: prossimo incontro il 10 maggio 
di Riccardo Marcelli 
MILANO – “Attesa del comportamento di Federmeccanica dopo lo sciopero dei metalmeccanici”. Così esordisce la controparte allo SMI di Milano il 20 aprile scorso nell’incontro per il rinnovo del Ccnl del reparto tessile e abbigliamento. Un esordio infelice che indica subordinazione ai poteri di Confindustria e un altro atteggiamento di attesa, come, purtroppo, si sta verificando anche in altre trattative. 
La presentazione dello stato del settore dal 2007 ad oggi proposta dalla controparte registra un impatto significativo della crisi sul complesso della filiera con un contraccolpo a livello di aziende attive così come a livello di occupazione: le prime, pari al 58.056 nel 2007, sono stimate calare a 47.286 nel 2015. Nel periodo considerato si registra, dunque, un decremento del ‐18,6% corrispondente a 10.770 unità produttive. Similmente gli addetti al settore, quantificati in 512.972 nel 2007, scendono a 405.187 secondo le stime del 2015. Ovvero ‐21%, con una perdita secca di ‐107.785 occupati. Dopo anni di continue contrazioni, proprio il 2015, come anche rilevato nel resto della UE da Euratex, si sperimenta una frenata del tasso di caduta di aziende ed addetti, che porterebbe ad un sostanziale assestamento sui livelli del 2014. 
Sicuramente si tratat di dati importanti che i sindacati, alle prese con le numerose vertenze aziendali, conoscono e che non intendono minimamente negare. Ma è pur vero che in questo periodo un rinnovo c’è stato. È vero, è stata una trattativa lunga e sofferta, quella che ha visto la firma del 5 dicembre 2013, ma in quella sede tutti questi problemi sono stati certamente trattati. 
In considerazione si tiene anche la disomogeneità del settore, con una vastità di imprese diversificate, anche in funzione di chi fa export e chi no, come la parte datoriale ha voluto in sede di trattativa certamente sottolineare. 
L’aspetto dolente, però, che gli industriali hanno teso rimarcare è stato sicuramente quello dello scostamento inflattivo tra inflazione prevista e quelle effettivamente verificatasi, che avrebbe portato ad una eccedenza, da parte loro, di circa 70 euro. L’obiettivo dello SMI appare quindi chiaro: se si applicassero i recuperi non ci sarebbero margini per aumenti salariali. 
Una trattativa che si prospetta, dunque, estremamente difficoltosa e con una controparte ostile che ha l’obiettivo di svuotare il Ccnl e affidare completamente la dinamica salariale alla contrattazione aziendale e incentrare il contratto nazionale sulla previdenza complementare, sull’assistenza sanitaria integrativa e sul welfare. Un po’ troppo poco… 
Duro l’intervento dei sindacati che hanno innanzitutto rimarcato come il precedente aumento sia avvenuto al 4° livello e quindi il loro calcolo di 70 euro di eccedenza sia assolutamente inverosimile, senza contare che proprio il 4° livello andava con lungimiranza ad anticipare quanto poi effettivamente successo con l’inflazione a dimostrazione di quanto siano pratici e responsabili i sindacati nelle proprie trattative, a 
dispetto di chi li ritiene dei vecchi carrozzoni. In secondo luogo si ritiene impensabile un uso strumentale della previdenza e sanità integrativa, così come proposto in sede di trattativa. 

Ebbene, forse ci si dovrebbe iniziare a chiedere che tipo di responsabilità abbiano sindacati e imprese in questo percorso di rinnovo, quanta volontà sia abbia di proseguire buone relazioni industriali. Proprio per capire tutto questo, ci si rivedrà il 10 maggio a livello di segreterie. 

Benetton apre gli archivi: 50 anni di storia a Villorba

Campagne pubblicitarie e primi capi in una collezione custodita negli stabilimenti 

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VILLORBA - Benetton ha aperto per la prima volta gli archivi dei propri 50 anni di attività, custoditi nello stabilimento di Castrette di Villorba, sede fino ad alcuni anni fa di una importante componente della produzione. I materiali sono stati così offerti oggi all'attenzione di oltre 100 giornalisti provenienti dall'Italia e dall'estero. Con l'iniziativa, è stato spiegato, l'azienda vuole ribadire la volontà di insistere sui valori storici che da sempre hanno caratterizzato la propria essenza, vale a dire l'innovazione di colore, l'esperienza nella maglieria e l'impegno in ambito sociale.

Negli spazi, oltre ai capi che hanno caratterizzato le varie epoche storiche e le testimonianze delle campagne pubblicitarie spesso provocatorie e di rottura, sono stati collocati esemplari delle prime macchine per la tessitura utilizzate negli anni del debutto di Benetton (una presenza su un mercato allora molto locale) e, in un altro salone, le 16 autovetture di Formula Uno che hanno fatto parte della scuderia di Ponzano fra il 1983 ed il 1998.

In relazione alle nuove campagne di comunicazione è stato poi proposto, per la prossima collezione che parte oggi e che si chiama "A collection of us", un video incentrato sulle possibili discriminazioni nella vita quotidiana e negli ambienti di lavoro che ancora oggi ricadono sulle donne. Le cinque protagoniste, che collocano il periodo della loro giovinezza in ciascuno degli ultimi cinque decenni, hanno raccontato altrettante "storie", in cui esse riferiscono di sogni che nella loro vita hanno perseguito (modella, cuoco, eccetera) incontrando però ostacoli legati al loro genere. Il nuovo responsabile prodotto, John Mollanger, ha spiegato la differenza di impostazione fra i messaggi sociali degli anni '80, caratterizzati dalle operazioni di Oliviero Toscani, ad altri modelli che distingueranno la prossima campagna pubblicitaria in cui, anzichè "puntare il dito" contro potenziali responsabili del fenomeno da combattere, la società di Ponzano cercherà di fornire direttamente un contributo positivo, non scandalistico ma sul piano delle emozioni.




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Componenti per pannolini
Benetton si prende Poligof

21 Investimenti prende il controllo dell'azienda
che ha rilevato lo stabilimento della Nuova Pansac di Mira

PONZANO (TREVISO) - Alessandro Benetton acquista la quota di controllo della lodigiana Poligof, una multinazionale tascabile nel settore sanitario, specializzata in particolare nella produzione di componenti per pannolini, con stabilimenti a Lodi e a Mira: l’ex impianto della Nuova Pansac rilevato nel 2013 dal fallimento. L’operazione, che sarà formalizzata a fine estate, fa parte del programma “21 Investimenti III”, l’ultima iniziativa di Alessandro Benetton nel venture capital, che ha l’obiettivo di acquisire il pacchetto di maggioranza di aziende di media dimensione da accompagnare su binari di crescita internazionale supportandone lo sviluppo nei mercati emergenti.

Poligof, fondata dalla famiglia Gatti che resterà azionista, è uno dei principali operatori europei nella produzione e commercializzazione di prodotti per il settore igienico-sanitario. E’il numero uno in Italia e tra i primi in Europa del proprio mercato di riferimento, grazie alla leadership di tecnica e know-how.
Il management team, guidato dall’amministratore delegato Sergio Folli ha puntato sulla crescita fino a raggiungere un fatturato di circa 100 milioni di euro, più che raddoppiato negli ultimi tre anni, ed una quota di export superiore al 70%.

Il progetto di sviluppo con 21 Investimenti prevede sia il rafforzamento della posizione di mercato in Europa, grazie al rapporto privilegiato con alcuni dei principali operatori del settore igienico-sanitario (quali ad esempio Ontex, Procter & Gamble e Kimberly-Clark) sia l’ingresso diretto in nuovi mercati in fase di forte sviluppo (quali ad esempio India e Russia) tramite un’importante politica di investimenti e l’apertura di stabilimenti produttivi in loco, con l’obiettivo di creare un leader mondiale nel settore di riferimento.
Nell’ottobre del 2013 il gruppo lombardo aveva rilevato l’impianto di Mira della Nuova Pansac, società che era in amministrazione straordinaria dal 2011. Poligof aveva acquistato il ramo d’azienda e affittato per 14 anni i capannoni del polo produttivo di Mira. Il piano industriale presentato dall’Ad Sergio Folli al ministero dello Sviluppo economico prevedeva la riassunzione di 165 addetti e 6 milioni di nuovi investimenti.

Per il Fondo di Alessandro Benetton è il secondo intervento nel settore sanitario dopo l’ingresso nella SIFI, azienda leader nel mercato oftalmologico. Proprio in questi giorni 21 Investimenti III sta chiudendo la raccolta di capitali. Nel giro di un anno sono entrati in cassaforte 300 milioni messi a disposizione da investitori istituzionali e operatori stranieri. 

Airoldi: “Benetton in utile nel 2016″

Airoldi: “Benetton in utile nel 2016″
Marco Airoldi
Marco Airoldi, a un anno esatto dalla nomina ad amministratore delegato di Benetton, tira le somme della ristrutturazione operata dal gruppo veneto e guarda al futuro. “Torneremo all’utile nel 2016 e dal 2017 avremo marginalità del tutto in linea con le aziende comparabili”, ha spiegato il manager ad Affari&Finanza. Il piano di rilancio del marchio ha comportato la riduzione del numero dei marchi – sono rimasti soltanto United Colors e Sisley – parallelamente a quella dei Paesi (su 120 ne sono stati tagliati circa 40) e dei negozi (circa 300 in meno a fine 2014, arrivando oggi a una rete di 5.500). Da Benetton Group, inoltre, sono state scorporate la parte immobiliare e quella industriale, così da permettere all’azienda di concentrarsi unicamente su brand, prodotto, marketing e rete commerciale.
Sempre secondo la testata finanziaria, nei primi cinque mesi del 2015, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i ricavi della rete a gestione diretta sono cresciuti del 10% in Italia e India, dal 16% in Messico, dell’11% in Germania e del 9% in Grecia. E la sfida, in un Paese come l’India, è di raddoppiare in ricavi in 3-5 anni. Il piano triennale di investimenti prevede 50/60 milioni di euro all’anno: “Oggi non portiamo debiti, abbiamo una generazione di cassa positiva e siamo capaci di pagare da soli il piano di investimenti”, conclude Airoldi.